La Cascata delle Marmore, situata a circa 7,5 km di
distanza da Terni in Umbria, è una meravigliosa colonna d'acqua ripartita su
tre salti che avvolge la flora in una nuvola di schiuma bianca, coprendo un
dislivello di 165 metri.
Il suo nome deriva dai sali di calcio presenti sulle
rocce molto simili a marmo bianco, le cui acque sono fortemente sfruttate per
la produzione di energia elettrica, nella centrale di Galleto. Questo comporta
a un funzionamento non costante del suo flusso, riducendosi alle dimensioni di
un torrente.
Per poter consentire il funzionamento della centrale e
per permettere la visione a tutti, in alcuni orari e periodi, la cascata viene
fatta funzionare alla massima portata.
I turisti possono accedere ai punti di osservazione
migliori previo pagamento di un biglietto d'ingresso.
La cascata delle Marmore è formata dal fiume Velino che,
in prossimità della frazione di Marmore, fuoriesce dal lago di Piediluco sfociando
nella sottostante gola del Nera. Solitamente solo una parte dell'acqua del
fiume Velino è deviata verso la cascata.
La flora e la fauna appartenenti alla cascata sono tipiche
della macchia mediterranea, ma nel parco fluviale del Nera, è possibile trovare
specie di uccelli rari o addirittura unici in Italia, quali: il Merlo acquaiolo,
il Martin pescatore di fiume, la Rondine montana, il Passero solitario, la
Ballerina bianca, la Ballerina gialla, il Martin pescatore comune, l'Usignolo,
la Gallinella d'acqua e il Germano reale.
Nel 1787, Papa Pio VI ordinò all'architetto Andrea Vici di
operare direttamente sui balzi della cascata, dandole l'aspetto attuale.
Nel XIX secolo le acque della cascata iniziarono a essere
impiegate per la loro forza motrice: nel 1896, le neonate Acciaierie di Terni
alimentavano i loro meccanismi sfruttando 2 m³ d'acqua del Cavo Curiano.
Negli anni successivi, la cascata venne sfruttata per la
produzione di energia idroelettrica.
Sulla Cascata delle Marmore vi è una leggenda che narra così:
“Una ninfa di nome Nera si innamorò di un bel pastore chiamato Velino. Ma
Giunone, gelosa di questo amore, trasformò la ninfa in un fiume, che prese
appunto il nome di Nera. Allora Velino, per non perdere la sua amata, si gettò
a capofitto dalla rupe di Marmore. Questo salto, destinato a ripetersi per
l'eternità, si replica ora in questa affascinante e imponente cascata”.